Inverter fotovoltaici Cagliari

Un inverter (termine della lingua inglese traducibile in italiano come invertitore), in elettronica, è un apparato elettronico di ingresso/uscita in grado di convertire una corrente continua in ingresso in una corrente alternata in uscita e di variarne i parametri di ampiezza e frequenza. Esso è funzionalmente il dispositivo antitetico rispetto a un raddrizzatore di corrente.

Cenni storici

Il primo a utilizzare la parola inverter nel settore dell’ingegneria elettrica fu David Chandler Prince che nel 1925 pubblicò un articolo sulla rivista The General Electric Review, nel quale illustrava il funzionamento dell’inverter nella conversione di corrente continua in corrente alternata monofase e a più fasi.

Applicazioni ed utilizzo

Le applicazioni sono molteplici:

  • nei gruppi di continuità convertono la tensione fornita dalla batteria in corrente alternata
  • nella trasmissione di energia elettrica convertono l’energia in corrente continua trasferita in alcuni elettrodotti per essere immessa nella rete in corrente alternata
  • nell’utilizzo di pannelli fotovoltaici, consente di trasformare la tensione continua in tensione alternata da poter utilizzare in ambito domestico o immettere sulla rete di distribuzione
  • Per realizzare un’alimentazione switching, per la trasformazione in corrente continua, con notevoli vantaggi in termini di efficienza, di ingombro e di peso
  • In campo aerospaziale sono utilizzati per fornire agli apparati avionici degli aeromobili una corrente alternata altamente stabile anche se fornita da batterie (in caso di avaria elettrica)
  • Variazione di velocità nei motori elettrici

Il tipo più semplice di inverter consiste in un oscillatore che pilota un transistor, il quale genera un’onda quadra aprendo e chiudendo un circuito. L’onda è quindi applicata a un trasformatore che fornisce all’uscita la tensione richiesta arrotondando in qualche misura l’onda quadra. Spesso al posto del transistor comune sono utilizzati dispositivi più efficienti quali il MOSFET, il tiristore o l’IGBT.

La forma d’onda quadra generata da questi dispositivi ha il problema di essere ricca di armoniche superiori, mentre l’onda sinusoidale della rete elettrica ne è priva. Ciò comporta una minore efficienza delle apparecchiature alimentate, maggiore rumorosità sia sonora sia elettrica, e seri problemi di compatibilità elettromagnetica.

Inverter più complessi utilizzano diversi approcci per produrre in uscita una forma d’onda quanto più possibile sinusoidale. Un circuito elettronico produce una tensione a gradini mediante modulazione di ampiezza di impulso (PAM) quanto più possibile vicina a una sinusoide. Il segnale, detto sinusoide modificata, viene livellato da condensatori e induttori posti all’ingresso e all’uscita del trasformatore per sopprimere le armoniche.

Gli inverter migliori e più costosi basano il loro funzionamento sulla modulazione di larghezza di impulso (PWM). Il sistema può essere retroazionato in modo da fornire una tensione in uscita stabile al variare di quella di ingresso. Per entrambi i tipi di modulazione la qualità del segnale è determinato dal numero di bit impiegati. Si va da un minimo di 3 bit a un massimo di 12 bit, in grado di descrivere con ottima approssimazione la sinusoide.

Nei motori asincroni, e a maggiore ragione nei motori sincroni, la velocità di rotazione è direttamente legata alla frequenza della tensione di alimentazione. Ovunque sia necessario nell’industria variare la velocità di un motore vengono usati inverter da corrente alternata a corrente alternata (CA-CA). In questi sistemi la tensione in entrata viene dapprima convertita in corrente continua da un raddrizzatore e livellata da condensatori, quindi applicata alla sezione di inversione. Di fatto trattasi quindi di sistemi “raddrizzatori-invertitori” anche se vengono comunque indicati solamente come “inverter” (vale a dire solamente “invertitori”). Lo scopo di questa doppia operazione è unicamente quello di variare la frequenza a piacere entro un intervallo prestabilito e non è necessaria la presenza di un trasformatore, poiché non è necessario variare il valore della tensione in uscita che rimane uguale a quella in ingresso. La frequenza di uscita è determinata nei casi più semplici da un segnale analogico fornito all’inverter per esempio da un potenziometro, oppure da un segnale digitale inviato da un PLC.

Inverter fotovoltaici per immissione in rete

Si tratta di un tipo particolare di inverter progettato espressamente per convertire l’energia elettrica sotto forma di corrente continua prodotta da modulo fotovoltaico, in corrente alternata da immettere direttamente nella rete elettrica. Queste macchine estendono la funzione base di un inverter generico con funzioni estremamente sofisticate e all’avanguardia, mediante l’impiego di particolari sistemi di controllo software e hardware che consentono di estrarre dai pannelli solari la massima potenza disponibile in qualsiasi condizione meteorologica.

Questa funzione prende il nome di MPPT, un acronimo di origine Inglese che sta per Maximum Power Point Tracker. I moduli fotovoltaici infatti, hanno una curva caratteristica V/I tale che esiste un punto di lavoro ottimale, detto appunto Maximum Power Point, dove è possibile estrarre la massima potenza disponibile.

Questo punto della caratteristica varia continuamente in funzione del livello di radiazione solare che colpisce la superficie delle celle, della temperatura della celle e di altre derive dalle condizioni ideali. È evidente che un inverter in grado di restare “agganciato” a questo punto (che è per sua natura in movimento) otterrà sempre la massima potenza disponibile in qualsiasi condizione. Ci sono svariate tecniche di realizzazione della funzione MPPT, che si differenziano per prestazioni dinamiche (tempo di assestamento) e accuratezza. Sebbene la precisione dell’MPPT sia estremamente importante, il tempo di assestamento lo è, in taluni casi, ancor più. Mentre tutti i produttori di inverter riescono a ottenere grande precisione sull’MPPT (tipicamente tra il 99-99,6% della massima disponibile), solo in pochi riescono a unire precisione a velocità.

È infatti nelle giornate con nuvolosità variabile che si verificano sbalzi di potenza solare ampi e repentini. È molto comune rilevare variazioni da 100 W/m² a 1000–1200 W/m² in meno di 2 secondi. In queste condizioni, che sono molto frequenti, un inverter con tempi di assestamento minori di 5 secondi riesce a produrre fino al 5%-10% di energia in più di uno lento.

Alcuni inverter fotovoltaici sono dotati di stadi di potenza modulari, e alcuni sono addirittura dotati di un MPPT per ogni stadio di potenza. In questo modo i produttori lasciano all’ingegneria di sistema la libertà di configurare un funzionamento master/slave o a MPPT indipendenti. L’utilizzo di MPPT indipendenti fornisce un vantaggio oggettivo in condizioni di irraggiamento non uniforme dei pannelli. Infatti non è infrequente che la superficie dei pannelli solari sia esposta al sole in modo difforme su tutto il campo. Questo perché disposto su due diverse falde del tetto, perché i moduli non sono distribuiti su stringhe di uguale lunghezza o a causa di ombreggiamenti parziali dei moduli stessi. In questo caso l’utilizzo di un solo MPPT porterebbe l’inverter a far lavorare tutti i pannelli fuori dal punto di massima potenza possibile, mentre suddividendo il sistema in diversi blocchi ognuno lavorerebbe al suo MPPT e conseguentemente la produzione di energia verrebbe massimizzata. Un’altra caratteristica importante di un inverter fotovoltaico, è l’interfaccia di rete. Questa funzione, generalmente integrata nella macchina, deve rispondere ai requisiti imposti dalle normative dei diversi enti di erogazione di energia elettrica.

In Italia, il CEI ha rilasciato la Norma CEI 0-21, attualmente giunta all’edizione 2. Questa normativa prevede una serie di misure di sicurezza tali da evitare l’immissione di energia nella rete elettrica qualora i parametri di questa siano fuori dai limiti di accettabilità.

Qualora venisse a mancare la corrente dall’ente distributore , gli ultimi modelli d’inverter fotovoltaici (anche se i pannelli continuano a produrre energia),cessano l’immissione dell’energia nell’impianto in direzione verso l’ente distributore per impedire di mandare in giro sull’impianto elettrico spento una tensione senza che l’installatore o manutentore o tecnici dell’ente distributore sapessero dell’esistenza di un impianto fotovoltaico che magari sta producendo energia.

Rendimento

Il rendimento massimo di questa macchina statica è compreso tra 0,97 e 0,99, nel caso dei inverter per fotovoltaico, questi necessitano di una quantità minima di energia per essere efficienti, circa il 10% della potenza massima generata dal pannello fotovoltaico, in quanto altrimenti essa si riduce velocemente fino a 0, generalmente i pannelli fotovoltaici lavorano per quasi tutta la loro vita a carichi parziali e per tale ragione è stato ideato il rendimento Europei, che tiene conto del rendimento di conversione ai diversi carichi e di diversi coefficienti che rappresentano il tempo medio della relativa potenza in ingresso (0,03 x η5% + 0,06 x η10% + 0,13 x η20% + 0,10 x η30% + 0,48 x η50% + 0,20 x η100%) questo permette una migliore espressione della curva di efficienza dell’inverter e del suo valore medio in ambito pratico.

Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Inverter

Inverter fotovoltaici Cagliari

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